Un pensiero fulmineo trafisse tutti gli stadi della
coscienza e mi svegliò di soprassalto:
- Oggi è il compleanno di Jo!!! –
Una luna napoletana rischiarava la stanza e ammiccava dalla
finestra aperta dell’hotel in cui stavo trascorrendo l’ultima notte del mio
viaggio.
La sua luce illuminava il biglietto aereo appoggiato sul
comodino che mi prometteva, per quella sera, l’estasi di un ritorno a casa fra
le braccia del mio uomo.
Questa volta il lavoro aveva assorbito tutto il mio essere e
avevo dimenticato di comprargli un dono.
Ho sempre amato fare regali pensati ma la mia attività di
giornalista, che tanto amavo, mi aveva giocato un brutto scherzo e ora non avevo
più tanto tempo per trasformare un pensiero in un’emozione.
Aspettai il giorno, visualizzando le varie possibilità di
soluzione del problema ma, all’alba, la stanchezza accumulata e il sonno ebbero
la meglio e mi riaddormentai.
Quando mi svegliai il sole era già alto. - Ora sei davvero in
un bel guaio! – mi apostrofai ad alta voce e, senza più pensare al come e al
cosa, mi infilai una tuta in tutta fretta, legai i capelli, inforcai gli
occhiali da sole e uscii con un solo intento: trovare il regalo che quella sera
avrebbe reso felice il mio Jo.
Il vento mi portò sullo splendido lungomare di Riviera di
Chiaia, dove mi imbattei in una vetrina che invitava a entrare in “un piccolo
scrigno prezioso in cui si possono trovare autentici tesori di raffinatezza e
di gusto. Un piccolo angolo di Inghilterra a Napoli”.
Alzai lo sguardo e lessi l'insegna: E. Marinella.
Riconobbi un marchio d’eccellenza italiana che si era
imposto nel mondo con la sua produzione di cravatte dalla curatissima fattura
artigianale e la scrupolosa attenzione alla qualità delle materie prime.
Avevo trovato il regalo perfetto. Con la loro impronta
“napoletana verace” e allo stesso tempo “very british” riflettevano la
personalità del mio fidanzato, londinese di nascita e italiano d’adozione.
E poi, quella che scelsi era così bella!
Avrebbe portato una
nota di colore e di allegria alle camicie, tutte rigorosamente bianche, che Jo
amava indossare.
Uscii dal negozio felice del mio acquisto e della squisita
accoglienza che mi era stata riservata. La sfogliatella e il caffè, che mi
erano stati così gentilmente offerti, mi avevano ricordato che, quella mattina,
solo l’ansia e la fretta avevano avuto accesso al mio stomaco.
In aereo chiusi gli occhi e immaginai il nostro incontro.
Avevamo appuntamento a casa sua e sapevo che Jo, cuoco sopraffino, avrebbe
preparato i miei piatti preferiti, e avrebbe creato, per la nostra cena,
un’atmosfera molto intima. Decisi quindi di renderla sensuale sacrificando la
magnifica confezione in cui era custodita la cravatta.
Schiacciai il campanello del citofono che erano le dieci in
punto, una spruzzata di pioggia primaverile aveva rifrescato l’aria e con un
brivido mi strinsi nel trench. Avevo avuto il tempo di una doccia, di
raccogliere i capelli dietro la nuca con uno spillone di legno e swarovski, di
illuminare le labbra con un velo di gloss, di avvolgermi in una nuvola di
Narciso Rodriguez, che usavo da così tanti anni da essere diventato il profumo
della mia pelle, e di infilarmi in un taxi.
La sua voce mi raggiunse. Era così calda che nemmeno l’altoparlante del
citofono riusciva a distorcerla, - Sei tu Aurora? -
Il candore del suo sorriso mi accolse all’uscita
dell’ascensore.
- Bentornata! – e mi avvolse in un sincero abbraccio.
Ero
rimasta in debito d’ossigeno dal giorno della mia partenza e mi resi conto che solo allora
ricominciavo a respirare.
Alzai il viso per guardarlo negli occhi, nonostante i dodici
centimetri delle mie Jimmy Choo:
– Buon compleanno, Jo – gli dissi mentre l’oro
delle pagliuzze illuminava il verde del suo sguardo e il rosso dei suoi lunghi
riccioli, ancora umidi di doccia e profumati di shampoo, mi accendeva i sensi.
La sua bocca carnosa cercò la mia e la sua lingua riaffermò
il suo potere su di me.
Entrammo in casa senza staccarci e quando riaprii gli occhi,
la luce di cento candele illuminava il tavolo di cristallo finemente
apparecchiato per due, dove facevano bella mostra di sé un seau a glace, nel quale riconobbi una bottiglia di Dom Perignon e
due piatti d’argento: sul primo un’indefinita quantità di ostriche di Cancale
adagiate su un letto di ghiaccio e sul secondo regnava un’aragosta alla
catalana, i cui colori così accesi avrebbero indotto Van Gogh a prendere in mano
pennelli e tavolozza.
- Ti ho portato un regalo. E' un’amica! – gli dissi all’orecchio
e, con movimenti lentissimi ma senza distogliere lo sguardo dal suo, mi slacciai
il trench annodato in vita e lo feci scivolare sul pavimento, accanto al camino
acceso. Ero completamente nuda con la sola cravatta annodata al
collo:
- Si chiama Marinella e stasera giocherà con noi! –
Gli occhi di Jo si accesero di una luce perversa che
anticipò i suoi pensieri. Avvolse la cravatta in una mano e mi tirò a sé, ma
non gli diedi tempo di fare altro perché la sfilai dalla testa e,
accompagnando le sue mani dietro la
schiena, gli strinsi il nodo sui polsi, legandoli. Un sorriso complice m’invitò
ad andare avanti.
- Siediti! – gli ordinai con un sussurro, indicandogli un posto
sul tappeto di fianco al fuoco.
Dalle casse dello stereo proveniva una musica dolce. Portai
sul tappeto il piatto di ostriche e due flûte di champagne gelato. Mi
accovacciai di fronte a lui e, lentamente, cominciai a sbottonargli la camicia
guardandolo fisso negli occhi. Poi, tirai il cordoncino a coulisse che stringeva
in vita i morbidi pantaloni di lino e seta e gli liberai l’addome. Sentivo e
bevevo la sua eccitazione che cresceva a ogni mio movimento.
Alzai un bicchiere e brindai: - Buon compleanno, amore mio –
spero che Marinella ti piaccia! –
Abbassò le palpebre in cenno di assenso e soggiunse:
- Vi
adoro entrambe –
Assaggiai lo champagne e poi gli portai il bicchiere alla
bocca, costringendolo a bere tutto il liquido rimasto. Alcuni rivoli scesero
dalle sue labbra. Appoggiai ai lati del mento la punta della mia lingua per
fermarne il corso. Presi un’ostrica dal piatto e succhiai il frutto. Ne offrii
una al suo gusto e, nuovamente, lo tersi con la lingua. Poi chiusi gli occhi e lo
baciai, perdendomi in quel sapore salmastro di oceano. Sentii che era pronto ed io non avrei potuto resistere un
attimo ancora. Lo volevo dentro di me. Mi misi cavalcioni sopra di lui e mi
offrii al suo possesso. Avemmo entrambi un orgasmo immediato.
Un istante dopo Jo si liberò i polsi e mi avvolse Marinella intorno
alla testa, bendandomi gli occhi.
Era arrivato il suo turno di dirigere il gioco.
Grazie Marinella, complice e amica mia, che grande dono d’amore sai essere!
stupenda!!! piccante ma di una eleganza magica... intensa e colorata, leggera e armoniosa... sei un'artista rita. un abbraccio a te e a marinella
RispondiEliminaCondivido il commento di Marco! Intrigante indossatrice di cravatte!
RispondiEliminaTi vedremo da Fabio Fazio al più presto.....
RispondiEliminaQuesto è il mio augurio.
Con BACIO !