Carissimo amico mio,
voglio condividere con te
un'emozione.
Ho trascorso gli ultimi tre
giorni in viaggio con Francesca, entrambe completamente immerse nella
dimensione del Sogno. Il tempo si è annullato e abbiamo potuto così fare
tantissime cose che solo a raccontarle s’impiegherebbe una settimana.
Ma una la voglio
condividere.
Ieri pomeriggio, con Francesca,
Vega e Marco, ci siamo concessi di goderci un sano riposo pomeridiano in riva
al mare di Rimini. Loro si sono addormentati sui lettini ed io ho sentito il
richiamo del mare che mi prometteva un abbraccio materno.
Ho portato i pantaloni
della tuta sopra le ginocchia e, senza pensieri e senza aspettative, ho
lasciato condurre i miei passi dalle sensazioni che l'acqua mi donava: il
soffice fondo sabbioso, il caldo e il freddo delle correnti marine, l'incontro
con sciami di pesciolini trasparenti e veloci che guizzavano fra i miei piedi.
Lo sguardo si divideva fra il cielo, l'orizzonte e il fondo marino. Era uno
spettacolo che mi risuonava nell'anima.
In questo stato di grazia
ho visto in lontananza un uomo e una donna, sicuramente una coppia, che
camminavano lentamente lungo la riva e che, a intervalli di tempo quasi
regolari, si chinavano, affondavano una mano nell'acqua, la ritraevano e
depositavano il loro tesoro in un retino gocciolante.
Ho lasciato che si
avvicinassero un poco ma poi ho deciso di andare loro incontro per scoprire
quali doni il mare stesse loro offrendo.
- Come si fa a individuarle?
- ho chiesto alla signora – M’insegna, per favore? -
Quell'anima gentile mi ha
mostrato la tecnica ma soprattutto mi ha trasmesso le qualità che un pescatore
di vongole deve possedere: l'attenzione, la pazienza, la capacità di mimetizzare
i propri passi non smuovendo il fondale e la velocità di esecuzione nell'atto
di raccoglierle. Mentre lei parlava, mi veniva in mente la presentazione che
Castaneda fa quando parla dello stadio del cacciatore nel suo training con Don
Juan.
L'ho seguita per qualche
metro e le ho indicato un punto dove, seguendo le sue istruzioni, secondo me si
era sepolta una vongola.
- Sì - mi ha risposto e ha
affondato la mano facendola subito riemergere con la preda fra le mani.
A quel punto sapevamo
entrambe che avevo imparato e ci siamo salutate con un sorriso, tanta gratitudine
da parte mia e l'augurio di una buona pesca, checché se ne dica sul fatto che
porta male e alla faccia di ogni superstizione!
Sono rimasta sola con me
stessa, il mare e le vongole che, da sotto quella coltre di sabbia, mi spiavano
chiedendosi se le avrei viste.
Una, due, cinque, dieci ...
la mia mano ora stentava a contenerle e, senza curarmi della mia maglietta
nuova, l'ho ripiegata tenendola con una mano e trasformandola in un
sacchetto.
Venti, trenta... la brezza
marina mi accarezzava il viso, la mia attenzione era focalizzata nell'attimo,
le vongole erano velocissime a inabissarsi sotto la sabbia e non tutte sono
finite nella rete.
Trentacinque, quaranta...
mi sei venuto in mente tu e ho desiderato che tu fossi lì con me in quel
momento. Ero certa, e lo sono tuttora, che ci saremmo divertiti un mondo a pescare
vongole insieme. Avremmo unito i nostri bottini e ci saremmo insieme pregustati
la cena che avremmo poi cucinato.
Ci sarai, amico mio, lo
faremo, ti ho visto, l'ho sognato. E' già fatto.
Stasera ho preparato un
fantastico sauté di vongole carico di energia, la mia energia. Mentre le
mangiavo, ringraziavo quelle conchiglie una a una. E' stata una cena da Re,
anche se composta solo di un piatto di vongole veraci, una fetta di pane
biologico fatto in casa e un bicchiere di birra.
Ieri ho imparato a pescare.
Domani, a chi mi chiederà di sfamarlo, lo insegnerò.
Ti voglio bene e ti
aspetto.
La bella stagione, il mare
e le vongole stanno aspettando entrambi.
Tua
Rita
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