martedì 13 maggio 2014

Il dono di una lettera

Carissimo amico mio,
voglio condividere con te un'emozione.
Ho trascorso gli ultimi tre giorni in viaggio con Francesca, entrambe completamente immerse nella dimensione del Sogno. Il tempo si è annullato e abbiamo potuto così fare tantissime cose che solo a raccontarle s’impiegherebbe una settimana.
Ma una la voglio condividere.
Ieri pomeriggio, con Francesca, Vega e Marco, ci siamo concessi di goderci un sano riposo pomeridiano in riva al mare di Rimini. Loro si sono addormentati sui lettini ed io ho sentito il richiamo del mare che mi prometteva un abbraccio materno.
Ho portato i pantaloni della tuta sopra le ginocchia e, senza pensieri e senza aspettative, ho lasciato condurre i miei passi dalle sensazioni che l'acqua mi donava: il soffice fondo sabbioso, il caldo e il freddo delle correnti marine, l'incontro con sciami di pesciolini trasparenti e veloci che guizzavano fra i miei piedi. Lo sguardo si divideva fra il cielo, l'orizzonte e il fondo marino. Era uno spettacolo che mi risuonava nell'anima.
In questo stato di grazia ho visto in lontananza un uomo e una donna, sicuramente una coppia, che camminavano lentamente lungo la riva e che, a intervalli di tempo quasi regolari, si chinavano, affondavano una mano nell'acqua, la ritraevano e depositavano il loro tesoro in un retino gocciolante.
Ho lasciato che si avvicinassero un poco ma poi ho deciso di andare loro incontro per scoprire quali doni il mare stesse loro offrendo.
Pescavano vongole veraci sapientemente nascoste sotto la sabbia.
- Come si fa a individuarle? - ho chiesto alla signora – M’insegna, per favore? -
Quell'anima gentile mi ha mostrato la tecnica ma soprattutto mi ha trasmesso le qualità che un pescatore di vongole deve possedere: l'attenzione, la pazienza, la capacità di mimetizzare i propri passi non smuovendo il fondale e la velocità di esecuzione nell'atto di raccoglierle. Mentre lei parlava, mi veniva in mente la presentazione che Castaneda fa quando parla dello stadio del cacciatore nel suo training con Don Juan.
L'ho seguita per qualche metro e le ho indicato un punto dove, seguendo le sue istruzioni, secondo me si era sepolta una vongola. 
- Sì - mi ha risposto e ha affondato la mano facendola subito riemergere con la preda fra le mani.
A quel punto sapevamo entrambe che avevo imparato e ci siamo salutate con un sorriso, tanta gratitudine da parte mia e l'augurio di una buona pesca, checché se ne dica sul fatto che porta male e alla faccia di ogni superstizione! 
Sono rimasta sola con me stessa, il mare e le vongole che, da sotto quella coltre di sabbia, mi spiavano chiedendosi se le avrei viste.
Una, due, cinque, dieci ... la mia mano ora stentava a contenerle e, senza curarmi della mia maglietta nuova, l'ho ripiegata tenendola con una mano e trasformandola in un sacchetto. 
Venti, trenta... la brezza marina mi accarezzava il viso, la mia attenzione era focalizzata nell'attimo, le vongole erano velocissime a inabissarsi sotto la sabbia e non tutte sono finite nella rete.
Trentacinque, quaranta... mi sei venuto in mente tu e ho desiderato che tu fossi lì con me in quel momento. Ero certa, e lo sono tuttora, che ci saremmo divertiti un mondo a pescare vongole insieme. Avremmo unito i nostri bottini e ci saremmo insieme pregustati la cena che avremmo poi cucinato.
Ci sarai, amico mio, lo faremo, ti ho visto, l'ho sognato. E' già fatto.
Stasera ho preparato un fantastico sauté di vongole carico di energia, la mia energia. Mentre le mangiavo, ringraziavo quelle conchiglie una a una. E' stata una cena da Re, anche se composta solo di un piatto di vongole veraci, una fetta di pane biologico fatto in casa e un bicchiere di birra.
Ieri ho imparato a pescare. Domani, a chi mi chiederà di sfamarlo, lo insegnerò.
Ti voglio bene e ti aspetto.
La bella stagione, il mare e le vongole stanno aspettando entrambi.
Tua

Rita

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