Vedo la mia figura riflessa nello specchio del bagno. Il
mio viso sta cambiando, una bionda e rada peluria sta spuntando sul mento. Il
mio corpo, cresciuto troppo in fretta quest’anno, è alto ma gracile e
dinoccolato. Non sono più il ragazzino di ieri e non sono ancora l’uomo di
domani. Chi sono? Cosa sono designato a divenire?
Mamma dice che assomiglio a mio padre e che farei bene, in
un momento così critico dell’economia, a seguire le sue orme nell’azienda di
famiglia ma io…lo voglio?
Da bambino sognavo di fare il pilota, mi vedevo in giro per
il mondo. Ora che ci sto pensando lo specchio riflette un viso trasognato e
sorridente. Questo mio sogno, pur confinato chissà dove nel mio essere, è
ancora presente e con forza reclama il suo diritto di manifestarsi.
Non posso tradire me stesso. Devo affrontare papà e mamma.
Devo scardinare il senso di protezione dettato dalle loro paure. Devo
convincerli che sono nato per essere felice. Devo dire loro che credo in me
stesso, in questo mio sogno e che intendo perseguirlo.
Li sento chiacchierare nell’altra stanza. Non ho più tempo
da perdere.
IO AGIRO’ ADESSO
E’ notte fonda. Guardo la mia bambina che dorme nel suo
letto abbracciata all’orso di peluche che, con gli occhi sbarrati, vigila sul suo
sonno. La chiave nella toppa. Un fremito di terrore scuote il mio corpo e la
mia anima. Ecco…sta rientrando ancora ubriaco. Adesso accenderà tutte le luci,
urlerà il mio nome e reclamerà la mia presenza in cucina. Mi tappo le orecchie
con entrambe le mani, non voglio sentire quel richiamo alla violenza. So che
troverà un pretesto per scaricare su di me la rabbia che lo divora. Che uccide
anche me e che sta segnando indelebilmente la vita di nostra figlia. Perché
sono ancora qui? Perché mi sto autodistruggendo? E perché sto cancellando la
luce dal futuro della mia piccolina? Lui carnefice, io vittima. E’ il ruolo che
conosco meglio. Lo sono sempre stata. Ma lo sono davvero? Deve esistere un
altro modo di pensare me stessa. Deve esistere una via di fuga dalle mie paure.
Guardo la finestra che si apre sul giardino. Dall’altra parte la strada. Il
telefono. Devo solo trovare il coraggio per farlo. Devo dire addio all’infelicità.
IO AGIRO’ ADESSO
Ho lasciato che gli altri scegliessero per me. Gli studi, il
lavoro, gli stessi uomini con cui ho condiviso famiglia e figli. Ho vissuto in
una gabbia che io stessa ho creato. Ora me ne rendo conto.
I pugni stretti e il viso incollato alle sbarre per cercare
là fuori chiunque potesse fornirmi la chiave per uscire da quella prigionia. E
spingevo…spingevo con tutte le mie forze. Ho sempre opposto resistenza.
Ho creduto nello spazio e nel tempo quali uniche dimensioni
a me accessibili. Non ho mai abbandonato il passato e ho sempre sperato nel
futuro. Mi sono persa il mio presente.
Questa la mia storia fino a oggi. Voglio consegnare le armi
e abbandonare ogni resistenza. Lasciare i miei schemi mentali e fare spazio
all’infinito. Smetto di spingere e provo a tirare quella porta chiusa. Si apre.
IO AGIRO’ ADESSO
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