martedì 27 ottobre 2015

ESSERE DONNA NEL NUOVO PARADIGMA DELL’ESISTENZA

Viviamo in una realtà duale grazie alla quale, ma anche a causa della quale, ci identifichiamo e ci riconosciamo nel concetto di donna, contrapposto a quello di uomo. Invochiamo più spazio per noi, parliamo di quote rosa in ogni ambiente dell’economia e della politica e, come gli uomini, miriamo ai gangli del potere presumendo di fare meglio. Non sempre è così, la cronaca lo insegna.
Forse dovremmo prima interrogarci sul significato di “persona” e a questa domanda, ciascuno di noi può dare una risposta, basta guardarsi dentro. Il passo successivo è quello di riconoscere che ciascun essere umano, ciascuna persona, uomo o donna che sia, prova gli stessi sentimenti, emozioni, impulsi che proviamo noi.

Ma allora, è solo l’aspetto fisico a renderci differente dagli uomini? Perché noi sappiamo di essere differenti da loro e anch’essi lo sanno. Lo sanno da secoli, al punto da averne paura, al punto da indurci alla sottomissione nei periodi più bui della storia occidentale e nei luoghi più bui della geografia sud-orientale.
Il principio femminile, il Femminino Sacro, questa la nostra qualità, questo il nostro potere. E’ l’energia femminile riconosciuta in passato sotto forma di una dea che in seguito si frammentò in tante energie femminili, dee minori, al servizio di un dio, fino a esserne totalmente assoggettate.
In tal modo il femminile divenne sempre meno importante, sempre meno divino, fino a scomparire definitivamente.
Il potere di creare con le energie fu indebolito e poi cancellato con la “caccia alle streghe”; quello di trasmettere la vita con la procreazione ha perso nel tempo il suo “stupore”; la connessione con la Madre Terra e con gli elementi dell’universo (mestruo - gravidanza – maree – fasi lunari) l’abbiamo staccata, dichiarando guerra al pianeta. 
La Terra, dunque, con tutta la sua potenza è “il femminile”, l'origine, il principio, dell'umanità, la Grande Dea dalla quale discende ogni cosa.
Noi siamo quell’archetipo ma quanto oggi è attivo nella coscienza femminile e quanto invece subisce ancora passivamente, mostrando il suo lato d’ombra? E quanto “il maschile”, si armonizza in noi in un matrimonio alchemico col suo opposto?

Queste sono le domande che mi farei, al posto di discutere di diritti e doveri di uomini e donne. Mi chiederei come raggiungere l’unione dei miei frammenti per stare nel mondo senza la necessità del mondo, per amare incondizionatamente senza il bisogno di riceverlo in cambio, per sentirmi libera di esporre le mie idee anche in materia di crescita personale, di mondi interiori, di viaggi nell’Essere senza vedere che, anche nei luoghi dove si parla e si impara ad armonizzarsi col Nuovo paradigma, sembra che l’accesso alla divulgazione scritta e orale sia quasi appannaggio del genere maschile. 
Abbiamo rinunciato alla qualità prettamente femminile che è l’intuito, quindi alla capacità di connetterci con un’altra dimensione? 
Abbiamo ancora una volta deciso, parlando del campo olistico o di ricerca interiore, di affidare la nostra conoscenza solo al parto di menti maschili?  E di non saper essere parte attiva nel disegno dell’universo? E se non crediamo questo, come mai la maggior parte di questi congressi si riempie di un pubblico preminentemente femminile e di un parterre quasi obbligatoriamente maschile. Non mancano neppure le scene di sguardi affascinati rivolti allo speaker di turno sul palco.
Non è così? Guardiamoci dentro con onestà, donne. Siamo o non siamo antiche dee che stanno vivendo il loro futuro?













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